QUALE VOCE

Ho guardato fuori dalla finestra e non vedevo

Ascoltavo il lungo discorso della mia mente

L'offuscarsi della mente in antichi discorsi

Che fosse mia madre di auto di soldi di morti

Che mi voleva parlare, di quella sofferenza sempre in movimento

Di quell'indicibile silenzio sempre da presentare

Altrove. Ostensione del dolore innalzato su legno

Noi a patire, mai realmente morti, noi, ma altri

Di assenze, di vuoti, di ricordi. Ricordi tuo fratello,

Quanti anni aveva? Rivai ai Topolini Rivai ai giochi

A quando lui si offriva silente nei giochi A quando perdeva

A quando tu fiera e dimentica Ponevi le tue richieste

A quando indossavi la treccia a scender sulla schiena

A quando la fronte era pulita e lo sguardo

Com'era? Già perso o fiero ancora, dimentico o bastonato

Come cagnolini, puniti, senza capirne ragione.

E io quale voce, quale istanza alla mia stessa vita

Il selvatico, il vivo offuscato sogno di esser tra le foglie

La persa sorgente, inseguo

Fin dove? Quanto profondo l'andare

Nella terra, lo scavo l'affondo e la bracciata.


Rappresentazione di St. Caterina su volume
presso il Clementinum, Praga



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