ciò che scelgo
E' la notte di Santo Stefano. Ho ricevuto in regalo da Laura un quaderno, su cui scrivo. Mi sono svegliato presto per un pianto di Marta. In questo periodo va così. Sono a casa dal lavoro da mesi. Ero e sono in cerca di me stesso. Come da sempre. Oggi ho postato su fb una foto di me e Matteo da piccoli. Il pensiero tirannico mi precede, non ne esco. Far silenzio nella mia testa. Ascolto un disco: winter is for lovers. La voglia di sopravvivere. Far silenzio nella mia testa. Zen e lotta. Esercitare il controllo sulla mia barca, ma essere una voce dolce. Perché ad ascoltarla c'è chi ha paura, una paura matta, a volte controlla a sua volta, a volte impazzisce di terrore. Io posso essere dolce. Io so essere dolce. Marta sta ricevendo la mia dolcezza e molta me ne sta dando. Laura ieri mi ha detto che lei non ha la sensazione di non stare facendo nulla per arrivare a impegnarsi professionalmente. Anch'io voglio impegnarmi come lei. Con lo spirito e con la forza. Mancano ancora tre mesi al tempo che mi sono dato. Ho pensato di iscrivermi all'albo degli psicologi perché mi sembra di aver capito che alcune strade le ho tracciate, alcuni bivii li ho lasciati molto tempo fa e, per dove mi trovo adesso, non ho modo di tornare indietro, né di essere accolto su altre strade, d'emblèe. Non ho però l'obbligo di proseguire in linea retta, posso ancora e sempre fare delle deviazioni. Nei disegni che faccio con i ragazzi dei PIASFT ho sottovalutato l'importanza delle scelte iniziali, quando ancora davanti alla persona si apre una terra aperta. I miei genitori non mi hanno aiutato in questo. La loro voce e indicazione era nella linea della responsabilità, del giudizio e del meglio. Su che piano? Delle garanzie di impiego, della formazione culturale, del collocamento sociale. E io ho impiegato le mie forze per resistere a questo leit motiv sacrale, una specie di legge preoccupata e preoccupante, fuori dalla quale terrore e stridore di denti. Sotto l'egida di questa norma sono andate perse la gioia del fare, la curiosità e la fiducia nel futuro. Sono ancora in tempo per recuperarle? Ho la tentazione di procurarmi un piano B, predisporre uno scambio del treno che mi permetta di non abbandonare i binari, con la sicurezza che essi danno, con la certezza della loro solidità, così che il piede/ruota non tocchi terra nuda. Troppo rischioso, potrei farmi male, morire. Meglio restare. Senza però provare la sensazione del mio piede libero e nudo sulla terra, senza cioè la gioia della libertà! Tanto anche sui binari si muore, anche non uscendo da essi si può andare incontro a pericoli. E se si deve morire, tanto vale farlo da liberi, e forse, anche, da felici, comunque da individui, che spendono i propri talenti. Ho sempre fatto fatica ad accogliere lo spirito sperperatore della parabola evangelica, in favore della prudenza, ora mi sembra di comprenderla. A che pro mantenere e risparmiare i talenti? Come se questo potesse preservare dalla morte. Probabilmente mia madre al termine della sua vita sarà contenta di essere fin lì vissuta e sopravvissuta. Le premesse e gli eventi non le davano sicurezze a riguardo. Quanto ai contenuti forse si farà meno problemi, individuerà perle di gioia e senso. Ma io, che aspiravo ad maiora, a cosa migliori, che avevo desideri, sarò contento di aver trascorso il mio tempo e regalato poco, io, che potevo "fare ogni cosa", che tutto avrei potuto? Non credo. Questa constatazione non fa però che mettermi sotto pressione. Qual è lo scarto che posso compiere ora? Posso uscire dai binari del dovere, del "si deve", del comandamento. Perché anche i comandamenti di Dio furono scritti per la libertà dell'uomo e non per la sua schiavitù. Posso mettere i piedi a terra. "La notte si dorme, di giorno si lavora". Ora è notte e sto scrivendo. Tutti quei comandamenti sono alla forma impersonale, mentre io voglio una formula, una vita, personale, mia. Che poi magari crepo il minuto dopo, ma contento di aver messo giù il piede. Lascio il lavoro. E' deciso. E se questo è deciso, posso impiegare tutte le mie energie per fare ciò che voglio, trovare o inventare altro che più mi si confaccia. Tenendo sotto controllo il suggeritore, che mi dà risposte immediate, sempre per la preoccupazione di non cadere, e che tra piede e terra, non appena lasciato il freddo del binario, mette un foglio. Cercherò le mie risposte profonde. Anche se ho paura di tornare sconfitto. Signore, al vento ho paura, proteggimi, aiuta il mio cuore a non temere, ad avere fiducia, a lasciar andare andare il film del mio fallimento, perché ci sei Tu e io non sono solo. Ho l'amore di Laura, che mi ama, e ho l'amore di Marta, che amo. Siamo una famiglia e anche nel poco si può essere felici. Laura non è mia madre e mi sostiene in queste scelte. Magari non ascolta tutte le mie paure, ma è un grande "sì" aperto a me. La poesia cesella spesso i contorni dell'impossibilità, lasciando tutto fermo, come in Patterson. L'azione apre. Forse, la poesia che vorrei per me, come da etimologia, è quella che produce cambiamento. Vorrei sperimentare questa nuova forma di poesia generativa, che non disegna "la barchetta in mezzo al mare", ma apre il mare. Poesia dell'esodo. Exodus. Fuoristrada come le macchine. Poesia della tempesta. Canone a me caro come il Salmo 107. Patterson probabilmente mi angosciava per questo, mi somigliava troppo. Mentre ora sento il rumore degli pneumatici su terra e sassi, come nei film. Penso poi alla preghiera, perché la preghiera è sempre la prima o la seconda risposta del suggeritore, con tutto quel che ne consegue, il pacchetto di "come si deve fare", di istruzioni. Io in realtà voglio solo ricontattare quella libertà e apertura al nuovo e all'inattesso che caratterizza la preghiera, ma vorrei arrivarci con altro metodo, nuova strada per il paradiso. Che Dio non ha mai negato il nuovo buono che viene dall'uomo, il suo modesto contributo al Regno. Tanti gesti e parole ha dovuto nel tempo darci perché camminassimo sulla via del Signore, che non è retta né dritta, ma interiore, spirituale, non è nel cosa si fa, non è nella coazione, ma nella libertà dell'amore per sé e per gli altri, per la propria vita. Grazia ed eucarestia.
Lascio i binari per la terra
Il piede al cielo ringrazia.
Senza volgere il capo guardo
Ciò che mi aspetta, ciò che scelgo.
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