Punti di vista egocentrici sulla seconda ondata
E' domenica e sono in quarantena. Circa. O forse. Cioè, sono in quarantena?
Vi pongo il caso.
Venerdì 23 ottobre la signorina Ironi Nossi ha comunicato a me, signorina Ulia Gimbilico, ovvero sua convivente, di aver pernottatto tre sere prima, la notte fra martedì 20 e mercoledì 21, presso casa di amici risultati positivi quel giorno lì. Ironi Nossi si rinchiude in camera, esce munita di mascherina, igienizza il bagno dopo ogni uso. Insieme in una stessa stanza io Ulia e lei Ironi abbiamo passato un paio di ore in tutto, a dir tanto, fra giovedì sera e venerdì mattina.
In concomitanza con questo fatto, io ho iniziato a mostrare i sintomi di un raffreddamento stagionale, di quei sintomi che ricordano quel malanno che mi prende ogni anno all'incirca a fine ottobre e che mi lascia con rammarico circa nel febbraio dell'anno successivo.
Bene. Decido dunque di non andare al pranzone domenicale a S. di R. in onore del 94esimo compleanno della nonna nonché mese dalla morte dello zio. E' sconsigliato essere in più di sei in casa privata (e una ragione ci sarà), numero uno. Metti caso che Ironi è positiva e io sono positiva, metto la nonna e tutti gli altri in pericolo, numero due. No aspetta, riordiniamo: Metti caso che Ironi è positiva e io sono positiva, metto la nonna e tutti gli altri in pericolo, numero uno; E' sconsigliato (e una ragione ci sarà), numero due.
In concomitanza con questi fatti, riprendono dopo la pausa estiva gli appuntamenti televisivi della domenica sera con Giuseppe Conte, chiamati 'Conferenze stampe'. Si preannuncia già nei giorni precedenti di quella domenica lì, 25 ottobre, che col DPCM n. 2020stica inizia una nuova fase di reclusione soft e che non ci si può più vedere nelle case private e che teatri e cinema e palestre vengono chiusi e le scuole poi molte in DAD (che non è papà in inglese e bello chi lo sospetta), e locali chiusi alle 18.
Mi prende l'angoscia (vedi nota 1). Che più o meno faceva dire alla mia testa: "Ho passato gli ultimi due mesi a non fare altro che lavorare dai dai ora prendi il ritmo e riprendi ad avere una vita meno vuota a fare le cose che ti piacciono anche a vedere i tuoi amici. Invece no. Anche se io ce la facessi a uscire dal ruota, ecco se anche riuscissi, non potrei vedere i miei amici, non potrei vedere la mia famiglia, non potrei andare al cinema, non potrei andare a beach volley, non potrei andare a yoga, non potrei andare ai musei o a teatro". Quindi dico: vai al cinema ora. Mollo il cane al parco da solo e corro al cinema.
La nonna no, ma il cinema sì. Mi dico: ha senso tutto questo. Al cinema mica ci stanno persone anziane e dementi che ti vogliono abbracciare o con cui devi metterti a tavola abbassando la mascherina. Poi si sta tutti distanziati. Va bene. Non ungerai tutti. Va tutto bene.
Inizia la nuova settimana (26 - 30 ottobre). Fra martedì e mercoledì i parenti che si sono trovati alla suddetta festicciola mostrano alcuni sintomi. La nonna - bronchite. Mio padre - abbassamento di voce con raffreddamento generale. Madre - voce roca, inappetente, spossatezza. Cugina - un po' di febbre. Una zia - tosse e febbre. Venerdì Ironi scopre di essere negativa, ci riabbracciamo e mangiamo assieme in sala e guardiamo film assieme sul divanino principalmente occupato da Mila che ci vuoi fare. Io continuo il mio connubio con Raffreddore. Verso la fine della settimana diventiamo un trio: Tosse è con noi alle batterie.
Siamo al 30 ottobre. Non vedo i miei genitori dal 18 ottobre. Sono stressata dal lavoro. C'è il ponte. Dunque fra dubbi morali e mascherine e sole autunnale, faccio due giorni all'aperto di passeggiate. Uno in centro. Uno in montagna. La sera della domenica scopro che Raffreddore si è adirato. Dormo dieci ore. Lunedì raffreddata tanto, tanta tosse. Decido di stare a casa martedì.
Martedì 3 novembre inizia un veloce susseguirsi di fatti chiari e semplici. Si inizia con la nonna scoperta positiva. Mercoledì 4 novembre: babbo scoperto positivo . Badante della nonna presenta tosse. Padre non vuole farsi curare. Si discute sul perché. Angoscia, preoccupazione, impotenza, rassegnazione fra sorelle. Indetta una riunione sulle strategie da mettere in atto. Doc C. conduce la discussione. Si riordinano inoltre i dati per procedere alle operazione di prevenzione pandemica pubblica e privata.
L., S., A. hanno visti i genitori il weekend. Tutti in quarantena. Io, U. G., non vedo i genitori dal 18 ottobre, la tosse aumenta, diminuisce il raffreddore. Prenoto il tampone per martedì 10 e mi prendo tutta la settimana di malattia.
I fatti chiari e semplici proseguono. Giovedì 5: nonna ricoverata. Zia pneumologa visita i genitori: babbo con possibili inizio di polmonite. Venerdì 6: nonna muore. Zia pneumologa visita i genitori: babbo con quasi sicuro inizio di polmonite. Zia pneumologa convince genitore ad andare in ospedale. Sabato 7: Babbo al PS: confermata polmonite bilaterale interstiziale, gli esami vanno discretamente bene, all' emogasanalisi risulta un calo dell' ossigeno.
Sempre sabato 7: Si decide che la nonna avrà una breve funzione in ospedale alla presenza del solo sacerdote e poi verrà cremata. I funerali così potranno esserci quando la famiglia avrà terminato le quarantene.
Ancora sabato 7: io cucino il banana bread, preparo l'impasto per la pizza della sera da condividere con Ironi in cucina con la mascherina, leggo l'internazionale, sbrigo faccende importanti online o al telefono tralasciate da mesi. Rischio la rottura del setto nasale a giocare con Mila (dolore intenso per un minuto, lasciato un buco al centro della lunghezza del naso).
Domenica 8 novembre 2020. Mi sveglio, tossisco varie volte, scendo dal letto, apro la finestra, mi maschero, esco dalla camera. Vado in bagno e sono contenta di espettorare un poco. Igienizzo il bagno. Vado in cucina, mi preparo la colazione e la porto in camera. Mangio. Scendo il cane per le scale. Apro le porte del palazzo. Stiamo alla Lunetta Gamberini un'ora e mezza, mentre mi ascolto lezioni di letteratura americana e un po' di Galimberti che parla del desiderio che va acceso a scuola e un po' parlo con gli altri padroni di cani. Niente di che, le solite conversazioni fra padroni di cani. Assisto alla discussione irata fra un inquilino di un palazzo di fronte allo sgambatoio che fischia con un fischietto come un matto alle 9e30 della domenica mattina perché, secondo lui e le sue conoscenze cinologiche, farebbe smettere i cani nello sgambatoio di abbaiare, e un padrone di un cane che non sta in sgambatoio e che non abbaia che prova a spiegarli che le sue conoscenze cinologiche si basano su presupposti confutati dall'esperienza sul campo. Circa così. Finisce a pari merito. I cani intanto hanno smesso di fare cagnare e l'uomo di fischiare col fischietto.
Io e Mila la prendiamo comoda in questa domenica mattina. Stiamo fuori un'ora e mezza. Torniamo, apro le porte del palazzo, facciamo le scale. Mi faccio una spremuta ed entro in camera con una manciata di crackers fatti dal padre di Ironi. Faccio i fumenti. Accendo il pc. Leggo le belle cose scritte da FrM che da un po' non leggevo e che è bello trovare e ritrovare, e vi scrivo il mio caso.
Ecco, cari lettori, se avete resistito fin qui avete letto il mio caso.
Ora vi chiedo di pronunciarvi.
Note
1. La mia psicologa mi corregge spesso per l'uso sbagliato che faccio di parole come queste. Eppure, oggi ho avuto la conferma da Umberto Galimberti che è proprio la parola giusta. Cfr. Umberto Galimberti, "Coronavirus", La7 Attualità, <https://www.youtube.com/watch?v=2iDKizjTBOA>.
2. Ho letto un libro del nostro Paolo Nori. Che dispiacere. Si intitola così.
Si ringrazia FrM per la possibilità di essere qui pubblicata perché scrivere è una cura del sé e senza parolacce non mi prenderei cura di me così bene.
Ti ringrazio di esserti presa cura di te con noi. We care.
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