La fine della scuola
Venerdì è finita la scuola e io ho finito la mia esperienza alle medie Malpighi Visitandine di Castel San Pietro. Forse. Ho la sensazione che qualcosa possa ancora accadere, ma intanto traggo le fila di questo percorso.
E' stato difficile, entusiasmante, sfibrante.
Lo scorso anno è stato una dura battaglia. Nonostante abbia lavorato soltanto metà anno, le mie forze erano già esigue, la mia esperienza nell’insegnamento dell’inglese e nella tenuta di una classe di adolescenti era nulla, ma il lato più negativo è stato trovare un ambiente di lavoro inospitale.
L’anno 2019 è partito senza aver potuto riposare e rigenerarmi durante l'estate ma con il pesante fardello della tesi in meno, anche se mi attendeva la discussione durante l’inverno. Il carico di lavoro è stato molto più alto dell’anno precedente e le relazioni con le classi problematiche erano ormai impostate in negativo. Nonostante questo, ho avuto una nuova collega di Inglese con cui lavorare a stretto contatto e con cui si è creato un rapporto a pari merito in quanto insegnanti e di amicizia al di là del lavoro. Ciò ha cambiato molto e ha cambiato tutto rispetto al supporto e al confronto che ho ricevuto e che mi hanno dato maggior sicurezza nel mio essere docente in classe. Quanto la fiducia data dall'esterno influisce su di me?
In più, ho avuto una classe prima su cui impostare il mio metodo, a cui mi sono potuta presentare senza il filtro negativo dell’insegnante di ruolo di cui sono supplente, e con cui ho potuto interagire sfruttando i “trucchi” imparati nell’anno precedente. È una classe molto interessante, viva e che si impegna, e forse anche per questo non ho avuto problemi nella gestione del gruppo. La gestione della classe e in particolare dei soggetti più impertinenti è stato il punto più doloroso nella mia esperienza di insegnamento, ma ho l’impressione che davvero tanto abbia inciso la presentazione malevola che l’insegnante di ruolo ha dato di me alle altre classi, oltre al mio dover imparare ad assumere il ruolo “formale” di chi sta sopra e che deve esigere rispetto e ordine. Vorrei tanto imparare a essere autorevole e non autoritaria, riuscire ad ottenere un clima di lavoro senza tralasciare il divertimento e la gioia dell'imparare. Questa è l'insegnante che voglio essere, questo è ciò che mi piace dell'insegnare: generare curiosità, incentivare le persone a migliorare e a fiorire nelle proprie potenzialità. Ho ancora tanto da imparare e da crescere e sono grata al Malpighi perché ti accompagna nel processo di diventare davvero un insegnante a 360 gradi.
La fine di quest'anno scolastico è stata alle prese con la scuola a distanza. Il fatto che più mi ha colpito è stato vedere gli studenti scoprire il bello della scuola e sentirne la mancanza. Quanto si porteranno dietro questa sensazione negli anni a venire? Spero tanto sia una lezione duratura, che li porti a vedere sempre la loro fortuna del clima scolastico che hanno a disposizione.
Liberarsi dal peso del voto (anche se la loro testa non riusciva a comprendere che non veniva valutati per la prestazione) ha fatto riscoprire loro il bello dell’apprendere. Il lavoro al computer ha aiutato chi è lento o ha difficoltà nello scrivere. Fra i timidi e i più in difficoltà ci sono stati comportamenti molto diversi: alcuni sono scomparsi, altri sono fioriti sentendo meno la pressione sociale del contesto classe, mentre altri sono all’incirca rimasti nella loro norma.
In qualità di insegnante la didattica a distanza mi ha spinto a lavorare con gli strumenti digitali e tecnologici, settore che comunque mi appassiona e non lo ho trovato particolarmente stressante, non sicuramente quanto la correzione dei compiti e la fatica richiesta del mettersi in contatto con gli “scomparsi”, cercare di ricatturarli e spronarli al lavoro.
La domanda che la scuola a distanza mette maggiormente sul piatto riguarda la modalità di verifica: come far comprendere ai ragazzi l’importanza sia del test come momento di fissazione delle conoscenze e sia del feedback sull’acquisizione di competenze per il proprio percorso di crescita, senza farli focalizzare sul voto in quanto numero? Come insegnare loro, quindi, che il giudizio è un aiuto alla crescita e alla scoperta di sé e non un metro che li valuta in qualità di persone nel mondo?
Mail da T.F.
Buon pomeriggio prof io le volevo porgere i miei saluti.
A me dispiace moltissimo che lei se ne vada perché è veramente un' ottima prof, lei spiega molto bene l'inglese, non ho mai avuto l'occasione di parlare sempre in inglese, grazie a lei, ai sui video e a Miss Robb sono riuscito ad apprendere come si deve l'inglese. Io la ringrazio molto per quello che a me e anche ai miei compagni ha fatto imparare, anche il mago di Oz è stato un ottimo modo per entrare in comunicazione con l'inglese. Io anche se non sono riuscito a conoscere i miei compagni e i miei insegnanti dal vivo ho visto che siete tutti delle ottime persone. Io non dimenticherò mai quello che abbiamo passato con lei, perchè sono bellissime cose indimenticabili.
Ripeto, sono molto ma molto dispiaciuto che lei se ne vada.
Spero che ci sarà a quella settimana lì a scuola ad insegnare l'inglese.
Cordiali saluti,
T.F.
Cordiali saluti,
T.F.
Tema di A.C.
La mia Prof. Di Inglese.
Partiamo dal dire che non era una prof. tanto facile,
posso dire che era molto meglio delle prof. che ho adesso di Inglese.
Scusate cari lettori se ho iniziato così, io ero una vittima della Prof. Di inglese almeno era quello che pensavo. Devo dire che adesso mi manca un sacco, perché con lei si scherzava si giocava anche dopo pranzo, invece con la manna e la madre lingua c’è un ansia, tensione e noia. Devo dire che in prima media non mi piaceva per niente forse perché mi dava un sacco di note, ( faceva benissimo.) Però adesso che ci penso è tra le migliori Prof.
La sgridata più grossa!
Difficile dirlo, ne ho fatte così tante che è impossibile elencarle, però la più grande è stata una
mattinata di Gennaio avevamo 2 ore di Inglese quindi 2 ore di inferno, io ero vicino a Emma
che io la chiamo assistente e lei mi chiama Capo, va be ritorniamo alla storia, dicevo, ero vicino
a Emma e lei mi chiese Capo facciamo uno scherzo alla prof. Io ovviamente accettai,io mi alzai
con lo zaino in testa mentre lei spiegava e mi misi a fare un ballo di Fortinite cantando
PANICO PAPPANICO PAURA, La prof, si girò di scatto io cadì all’indietro e mi feci malissimo
alla schiene, la prof. Arrabbiatissima mi urlò GO AUT!!!!!!! io ero addolorata e i miei compagni
ridevano a crepapelle Io decisi di chiederle finché la prof. Non decise di trascinarmi fuori, ero molto
contenta ma allo stesso tempo mi faceva malissimo la schiena. Mi portò nella segreteria
arrabbiatissima e mi fece restare tutta la lezione nella segreterie e in più per chiudere in bellezza
mi do la nota. Scusate cari lettori se ho iniziato così, io ero una vittima della Prof. Di inglese almeno era quello che pensavo. Devo dire che adesso mi manca un sacco, perché con lei si scherzava si giocava anche dopo pranzo, invece con la manna e la madre lingua c’è un ansia, tensione e noia. Devo dire che in prima media non mi piaceva per niente forse perché mi dava un sacco di note, ( faceva benissimo.) Però adesso che ci penso è tra le migliori Prof.
La sgridata più grossa!
IL GIORNO Più TRISTE.
Diciamo che ero molto triste perché era l’ultimo giorno di lezione con la nostra prof. Di Inglese
devo ammettere che non volevo che se ne andasse perché sapevo che dopo ritornava la Manna o
meglio come la chiamiamo noi Satana. Pensate che l’ultimo giorno di lezione ho preso 4 per chiudere
in bellezza. Dopo l’ultima giorno di lezione abbiamo dato un soprannome a tutte le nostre prof. di Inglese:
la nostra supplente le abbiamo dato il nome di HITLER e invece la madre lingua MOMO e la nostra vera
prof. Di inglese e anche quella che abbiamo più paura SATANA.
Che carini!
RispondiEliminaCiao Hitler, in quello che scrivi mi sembra di ritrovare qualcosa di ciò che ho vissuto anch'io come insegnante. Tra tutto trovo molto descrittive la triade "difficile, entusiasmante, sfibrante". È veramente difficile fare l'insegnante, mostrare a dei giovani bambini/ragazzi una strada verso la conoscenza, accompagnarli, quando neanche a noi sembra di conoscerla bene e siamo invece bisognosi di imparare. Poi entusiasmante, quando si aprono dei barlumi, quando avviene qualcosa di bello e ti sembra di toccare un punto caldo e sensibile e vero. Infine sfibrante perché chiede resistenza, costanza, un cammino da costruire passo passo , con caparbia fiducia, quella che spesso non si ha. Preparare sempre la lezione, avere degli strumenti validi da usare, sentirsi sicuri, un poco, di sé. Ecco, sempre più, nel tempo e col lavoro, mi appare come centrale (e quindi non tanto legato a un bisogno personale) il gruppo di lavoro, il parlare insieme, il crescere come comunità, e quindi quella struttura, che, ben organizzata e tenuta, permette poi agli studenti di sentirsi a proprio agio, contenuti, al sicuro e quindi disponibili alla relazione e all'apprendimento. In particolare questo mi sembra utile nella gestione del gruppo classe, dei "casi" difficili e degli imprevisti. Vabbè, grazie, sei brava. A presto.
RispondiEliminaBello! Cioè tutta la storia, l'avercela raccontata. Grazie, mi ha fatto molto piacere leggere queste riflessioni
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