la tigre

Successe che eravamo in estate, anzi no, eravamo in inverno, però era come se fosse estate ed eravamo in Sardegna, ad Orosei. Faceva caldo ed eravamo dunque seminudi, mezzi sopra e mezzi sotto le lenzuola e il copriletto bianco della camera d’albergo. Quella aveva un bellissimo bagno con doccia a filo e aveva una porta scorrevole in legno massello. Era notte, dunque eravamo anche un poco assonnati. Forse avevamo fatto l’amore, non ricordo, ricordo però che c’era il frigorifero che andava, producendo un suo rumore fastidioso. Era bello, insomma, c’era però quest’aria di stanchezza, di quando ti svegli la notte e non capisci nulla, guardi attorno e a malapena raggiungi il bagno a tastoni. Un bagno bellissimo, l’ho detto?, con questa luce forte e fredda, quasi da neon, a far male agli occhi assonnati. Ed ecco che sono lì, in bagno, e deve essere quello e la luce e la finestra aperta che mi rendono nota la presenza di un’ospite sgradita, la zanzara, quella stessa, probabile, maledetta, che mi ha svegliato nella notte, quella che con il suo ronzio mi ha destato. Me la trovo davanti nella luce abbagliante e non so agire con destrezza, anche qui mi disturba, la maledetta, e c’è poca acqua in camera e io dunque ho sete. Questa mi punge e fugge o comunque mi assilla, mi sta dietro e assalta. Nel turbinio una risoluzione: la blocco. Me ne vado e la abbandono qui, chiusa al chiuso, fritta dalla luce, in un bianco perenne e di là mi rifugio, al buio della notte, libero, per tornare al profondo sonno. Mi lavo le mani e fuggo rapido, attento nell’imprigionarla, abbandono la nave in fiamme e mi tuffo in quel mare fermo che è il letto. Pago e stanco, affrancato dall’assillo, mi abbandono al sonno. Poco dopo, mio malgrado, un rumore e un movimento. Non è la zanza, ma è la donna al mio fianco, che si alza, mossa, è evidente, dalla mia stessa sete e dal mio stesso bisogno. Un grido dunque mi muove preoccupato, un grido spontaneo e soffocato: non aprire la porta, c’è una zanzara in bagno! Io crollo, lei ride e mi fa verso. Impavida e sprezzante accende la luce, apre la porta ed entra.



Quadrato rosso, di Kazimir Malevic, 1915




Commenti