Canzone in A8

Ascolto Mark Kozelek e Marta si addormenta, penso che voglio scrivere canzoni come lui, canzoni che possano far dormire mia figlia, canzoni che possano descrivere con verità ciò che sono e consegnare un senso ai giorni, raccontarli e vedere cosa c’è dentro, che c’è qualcosa dentro. Una canzone sugli opossum, una canzone su ciò che posso e non posso fare. 

Ho conosciuto Mark l’anno prima di sposarmi e lui raccontava di Caroline, ho conosciuto Mark e l’ha conosciuto anche Laura, scriveva canzoni tutte uguali e tutte diverse, quando l’abbiamo visto ha raccontato e cantato il giorno precedente, quello in cui un camion aveva investito molte persone sul lungomare di Nizza, e lui lo raccontava a noi dal palco. E’ stato così bello, io e lei eravamo abbracciati e bevevamo tutto ciò che veniva dalle sue parole e canzoni, il suo salmodiare parlato, il suo essere inquietante e terribile e nel contempo esposto e bambino, tra gli uomini spaventosi, tra gli uomini dolcissimi.

Canta di Mohammed Ali, canta di tutto ciò che vede e sente, scrive in macchina mentre si sposta e aspetta, canta prima di fare uno show e scrive del suo autista, e scrive di Sorrentino e Jarmusch, così io potrei dirvi di tutto ciò che mi è passato per la mente in questo giorno, anche se è solo mattina. E’ un giorno in cui ho potuto dormire, il mio dovere era compiuto e la mia mente spenta, Laura mi ha sostenuto, sapendo di dover uscire, quindi sono rimasto a letto tra le lenzuole rosa nuove, che si accartocciano a ogni giro, Marta era in sua compagnia, poi mi sono venute a svegliare, senza un assalto, e allora è stato bello, lei si cambiava per uscire e io mi tiravo su, con il pigiama appena cambiato, un po’ sfatto. Le ho lasciate e mi sono fatto la colazione. Ora Marta dorme. 

Lo scrivere è un andare a capo, diceva Carver di Cechov, lavorando sui suoi testi, per renderli poesie. E’ bellissima la sua opera, anche se, alla fine, penso sia uno stronzo. Lo scritto, mi son convinto, non ha realmente a che fare con chi lo ha scritto. Ho guardato le foto e il sito di Gallagher su internet e da questo a questa conclusione sono giunto. Sembra antipatica e fiera, sembra così americana e accademicamente riuscita,  anche se l’amore di lui l’ha raccontata, anche se le pagine la fanno sembrare semplice, anche se mi sembra di rileggere Sclavi, quando termina il suo più bel libro, quando ci sono due che si amano e si leccano le ferite, due che ricostruiscono il giorno, due che guardano fuori, contemperano ciò che sono con il mondo e alla fine se ne fottono, due che hanno evitato di morire e si congratulano con se stessi per il loro essere ancora lì, due in forma, alla fine, due che non stanno poi così male e ascoltano felici il ticchettio delle ore digitali.



Casalecchio di Reno
 



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