CROXETTI
La ricetta dei croxetti, o di come Laura si è fatta venire le carni crette
Funziona
così. Vi fate regalare da un lontano parente ligure lo stampino in legno con
dentro la ricetta tipica doc. Poi un bel giorno ritirate fuori questo oggetto
bello e mai utilizzato e decidete di seguire quanto ivi scritto. Le difficoltà
della preparazione si possono annidare in più punti ma sarà probabilmente là
dove meno ve lo aspettate che questa vi metterà a dura prova.
Insomma,
l’impasto non è poi molto diverso da quello di altre paste all’uovo, pertanto
servono 3 Uova, 600 g Farina, 1 bicchiere d’Acqua e un pizzico di Sale. Come
anche da tradizione locale si fa la solita fontana con farina setacciata e
si procede col fare un impasto ben lavorato, non troppo duro, e poi a tirarlo,
dello spessore di 2-5 mm.
Fatto
questo o prima di questo cercate di capire che cavolo sono questi croxetti e
cercate informazioni in merito, poiché per tendere ad una meta è bene a volte
avere davanti agli occhi la meta. Insomma, si tratta di dischetti tondi di
pasta decorati, che per consistenza assomigliano un po’ ai testaroli, li avete
mai mangiati i testaroli?! Quindi via, partite a ritagliare i dischi tondi e
poi a premere bene i due lati con le formine, così che anche la pasta si faccia
compatta.
Si apre
quindi ora la questione sugo. Come condirli? A piacere?! Sì, mi viene da dire
di sì, anche per farla breve con questa ricetta che trova il suo unico motivo
di interesse nella lieve suspance creata dalla seconda parte del titolo. Però
non sarei corretto e veritiero se non accennassi alla bontà e agli ottimi
risultati che otterreste semplicemente frullando insieme pinoli abbrustoliti,
mezzo spicchio d’aglio, un poco d’olio, un poco di latte e un poco di
maggiorana. Cercate di dargli una consistenza morbida, aggiungete 50 grammi di
burro lavorato spumoso e infine scaldare il tutto lievemente a bagno maria.
Buttare
i croxetti nell’acqua bollente, scolare, condire e mangiare e apprezzare. Se ne
vale. Come dunque e dove avviene il misfatto? Ecco, avviene dopo, al risveglio
del giorno dopo. Cioè, meglio, avviene prima e si manifesta dopo. Ma non si
tratta di quello a cui forse state pensando. Si manifesta su un solo individuo
(e non quindi su coloro che più in generale hanno mangiato). Su uno solo: colui
o colei che ha cucinato, la Nostra amata in questo specifico caso. Succede cioè
che il giorno dopo, al risveglio, lei senta, là dove si trova la congiunzione
tra spalle e pettorali, all’incirca alle tette, un differente tono muscolare,
senta semplicemente e con dolore, le carni crette. Chiaro no? L’abbiamo provata
tutti quella tipica sensazione di carni crette. Maledette, che tensione. Fu per
certo tutto quel tagliare e quel premere e stampare che fece lo scherzetto, e
allora a ridere e a saltare. Con dolore sì, ma buoni quei nuovi, amati e
simpatici croxetti.
Buona Pasquetta!
ma cosa vuol dire crette
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non voglio cedere e domandare a google
Mi sa che Google non lo sa neanche lui! Boh non so esattamente cosa vuol dire né da dove proviene, a casa mia si usava questa espressione quando uno ha i muscoli stanchi e tesi per la troppa fatica. Francesco mi prende in giro quando lo dico. Polentone.
RispondiEliminaVuol dire avere i crampi, "le carni dure". Espressione dialettale candidamente usata dell'amata.
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