Che volete?



Che volete?

Riempire ciò che è vuoto, con abbondanza di parole e materiali, puntare il pieno, horror vacui, sovrabbondare, eccedere, non porre argini e inondare, non perseguire il senso, lasciar uscire, contro la stitichezza dell’animo che Io si porta dentro, contro quest’ordine freddo che tutto organizza, contro il fare, contro il tempo che scorre uguale e la stanchezza che vince, contro l’esser contro la vita, che erompe dalla finestra o dalla terra, le sorgenti di Saturnia, il caldo e la forza della terra, l’energia che abita e vivifica, ciò che alimenta, ciò che dona sorriso, le origini, l’incoscienza, il molto.

E poi ancora il cuore, come il radicchio, che se lo apri è dentro ma poi esce, come le cortecce, come il sughero, come il mio cuore, come il pianto, come le nuvole che si addensano per pulviscoli di polvere, e il mio cuore per eventi, a momenti, che non c’è bisogno di capire tutto, che prima o poi finisce, e forse non si sarà capito, ma sarà finito e toccherà ad altri, ci si augura, e saremo passati, saremo andati, saremo persi, ma saremo stati?

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